Che fatica, Wonder Woman!

Buongiorno girls. Qualcuno vi avrà già portato una mimosa o fatto gli auguri. Come vi sentite? Quest’anno faccio un quarto di secolo e a poco a poco comincio a capire come ci si sente ad essere donne adulte. Mi rendo conto che questi piccoli gesti, comunque apprezzabili, sono come un granello di sabbia nell’universo che non faranno mai la differenza nella vita di tutti i giorni. Che senso ha commemorare qualcosa di cui per il resto del tempo ci si dimentica? Oggi leggeremo tanti post diversi sui social network: auguri, immagini carine, mimose a perdita d’occhio ma anche soprusi, violenze, omicidi.. Perciò colgo l’occasione per uscire dal torpore domenicale e dire la mia sulla cosa. Ciò che una buona parte di pubblico maschile (e in qualche caso anche femminile) non comprende è che cose come la violenza fisica o psicologica, la violazione dei diritti o la semplice mancanza di rispetto sono sbagliate e inammissibili sotto ogni punto di vista, specialmente quando applicate al genere femminile. Questo non significa che gli uomini siano meno importanti o che si possa tranquillamente far violenza su un uomo “tanto a nessuno importa”. No. Significa solo che le donne subiscono cose di questo genere da secoli non, come nel caso degli uomini, perché si sono trovate al momento sbagliato nel posto sbagliato. Non è quasi mai una casualità. Cose di questo genere capitano alle donne perché sono donne. Ed è questa la cosa più assurda, inaccettabile e inquietante di tutte.  L’essere donne non ci rende più importanti, ma di sicuro implica l’avere una dignità che deve essere salvaguardata e protetta, come quella di tutti. Il fatto che questo non avvenga ci costringe ad affrontare la vita nel modo più difficile, cioè aggiungendo alle preoccupazioni e agli ostacoli che normalmente si presentano anche una bella dose di cojones necessaria per farsi ascoltare. E se non ce li hai te li devi far crescere, altrimenti sei bella che fottuta. Minimo risultato con il massimo sforzo. Dov’è la parità? Cosa dovremmo farcene di una mimosa?

Tenete duro girls.. Prima o poi il mondo capirà. Fino ad allora continueremo ad essere delle Wonder Woman sotto mentite spoglie, anche perché (tenetevi forte) non abbiamo scelta.

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8 thoughts on “Che fatica, Wonder Woman!

  1. Non sono una “girl”, ma spero che il tuo buongiorno sia esteso anche ad altri oltre che alle girls.
    Tu dici, “Che senso ha commemorare qualcosa di cui per il resto del tempo ci si dimentica?”
    E dici anche “Quest’anno faccio un quarto di secolo e a poco a poco comincio a capire come ci si sente ad essere donne adulte”.
    Io di quarti di secolo ne ho compiuti due qualche anno fa… E posso dirti che, ahimé, in quanto dici non c’è granché di nuovo. Se credi, posso esprimere la mia opinione, che è semplicemente questa: viviamo nel paese dove c’è il Papa, il capo supremo della Chiesa Cattolica, e siamo (nonostante i Patti Lateranensi) talmente intrisi di questa cultura che non riusciamo non solo a farne a meno, ma neanche a superarla concettualmente.
    Mi spiego subito: la “commemorazione”, ovvero se preferisci il “dedicare una giornata ad un evento xy” (25 aprile, 25 dicembre, 8 marzo, 1 aprile, Pasqua e Carnevale, 31 dicembre, 6 gennaio, eccetera eccetera eccetera) è un modo tipicamente cattolico di “lavarsi la coscienza”.
    Il buon cattolico va a messa quando si ricorda, mette il suo soldino quando c’è il passaggio dell’elemosina, si confessa e ha tutti i peccati perdonati a patto di recitare un certo numero di Pater Ave e Gloria (così si diceva ai tempi miei, indicando il Padre Nostro, l’Ave Maria, e il Gloria al Padre). E se non è un buon cattolico, e si macchia di centomila nefandezze, è sufficiente che si penta nel momento supremo, quando arriva il sacerdote per somministrare l’estrema unzione, ed è salvo. D’altra parte basta pensare al “Signore, io non son degno di partecipare alla tua mensa, ma dì soltanto una parola, ed io sarò salvato”.
    Ecco, quel che credo personalmente è che in un paese che trasuda una cultura di questo tipo sia difficile far passare un concetto di “diritto” solo per il fatto di una differenza di genere. In un paese come questo, c’è sempre qualcuno che, metaforicamente, “pecca” e “si pente”. E questo pentimento (che ovviamente non serve ad un bel cazzo di niente, dopo che hai stuprato e/o picchiato qualcuno) serve da salvacondotto per un “lavaggio di coscienza” che, ahimé, non rimane confinato alla coscienza singola, ma comporta una vera e propria riabilitazione nella società civile.
    Se devo dire come la penso personalmente, ma io sono deviato dal fatto di avere due figlie femmine, io credo che chi approfitti del proprio status di superiorità fisica non debba essere riabilitato, ma debba essere estromesso dalla società civile, e condannato a lavori socialmente utili. Ma non assistere gli anziani. Smontare traversine di binari in disuso. Eliminare rotaie di tram che non servono. Scavare in cave di pozzolana e/o marmo. Cose utili alla collettività ma che non comportino scambio con elementi appartenenti a quella stessa collettività. Un isolamento controllato, per capirsi. Smura traversine, togli rotaie, e spiccona per 8 ore al giorno. Semplice e banale. Troppo semplice per sperare che in un paese come questo si possa avverare.

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  2. Un’altra cosa. Non sono wonder woman. Non sono superman. Ma sono uno che da trent’anni e più si spacca il culo per portare la pagnotta e più della pagnotta a casa. Iniziamo anche a ragionare in altri termini, vale a dire che: sarà pur vero che i maschi sono favoriti nella carriera: sarà pur vero che le donne fanno fatica e devono lavorare anche a casa; ma è anche vero che un uomo che vuole fare carriera deve farsi un culo come un paiolo, senza nulla togliere al fatto che per una donna è più difficile. Diventa un problema di diametro del paiolo. Ma sotto un certo diametro, non ce n’è né per donne, né per uomini. Quindi, ripartire da un sano rispetto reciproco, e dal fatto che se io sto fuori 14, 15 ore al giorno non è per la mia “soddisfazione personale”, o meglio non SOLO per quella, aiuterebbe a venirsi incontro e a capirsi meglio. Non sono un rivoluzionario. Sono un pragmatico realista.

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    1. Ciao. Per cominciare ti ringrazio per aver commentato ( e per averlo fatto così bene ) un argomento che mi sta così a cuore. Detto questo ti annuncio subito che sono d’accordo con te al 100% e che mi rendo amaramente conto che ribadire la necessità di rispetto reciproco non è nulla di nuovo, che suona (o che viene dato per) scontato. E so che argomenti come questo diventano un campo minato quando affrontati nel nostro Paese. Tuttavia non basta a rendermi cinica. Sono profondamente convinta che se ne debba parlare, a prescindere da quanto possa sembrare un’utopia irrealizzabile, a prescindere dalla società retriva che ci circonda, così ancorata a credenze marce e alienanti. Per ciò che riguarda gli uomini, io non ho voluto mettere in discussione il loro peso nella società e, personalmente, faccio fatica a sopportare quelle che per legittimare il rispetto per le donne finiscono per denigrare gli uomini. Ciò che avrei voluto trasmettere con questo scritto è la necessità di una collaborazione sentita e reciproca tra donne e uomini perché si possa modificare alcuni aspetti ingiusti del nostro quotidiano. Sono convinta che parlarne di più, aprire dibattiti sulla questione, ascoltare le varie opinioni non solo durante l’8 marzo darebbe una svegliata alla società. Forse è una visione troppo ottimistica, ingenua. Ma perché precluderci questa possibilità?
      Ciao e grazie per il commento 🙂

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      1. Non abbandonare mai l’ottimismo, e soprattutto non pensare MAI di essere ingenua. Se hai un’opinione, esprimila sempre. SEMPRE. Non aver paura di dire la tua, non aver timore di sembrare. Confrontati a viso aperto, così come stiamo facendo. Mi piace definirmi il “profeta del libero arbitrio”; lo sono diventato nel tempo, leggendo, confrontandomi, cercando di abbandonare i dogmi e di abbracciare il dubbio. E scoprendo che il dubbio è assai più interessante della certezza, e scoprendo anche che ci vogliono belle palle, per abbracciare il dubbio. Perché trincerarsi dietro le certezze è facile e confortante. C’è sempre qualcosa che giustifica il nostro pensarla in un certo modo. Un po’ come la coperta di Linus. Uscire allo scoperto e dire la propria, e accettare il confronto con qualcuno che la pensa diversamente (e non c’è un “giusto” e uno “sbagliato”, credimi. Io dico la mia e tu dici la tua, e “ingenuamente” penso, anzi sono convinto, che alla fine io avrò arricchito te tanto quanto tu avrai arricchito me). Le differenze ci aiutano a ragionare. Le differenze sono la nostra principale ricchezza. E ben vengano, le differenze. Ben vengano per farci apprezzare che esistono. Sin tanto che esisteranno saremo liberi. Liberi e di buoni costumi. Uniti da una morale adogmatica che cerca di andare all’essenza delle cose senza imporre stupidi dettami che in una società come quella odierna hanno davvero poco senso. E’ necessario stringersi attorno a valori fondamentali che non possono essere rivendicati da alcuno, per il semplice fatto che sono la base di qualunque società civile. “Non uccidere” non è un valore cattolico, è un valore laico che attiene a qualunque agglomerato di persone. Così come “Non rubare”, così come “Onora il padre e la madre”, così come “Non desiderare la roba d’altri”. Questi valori vanno oltre la valenza “religiosa” o pseudo-tale, senza contare che i comandamenti sono dettagliati nel Vecchio Testamento, Il quale è pieno di nefandezze di ogni tipo, se solo qualcuno si prendesse la briga di leggerlo attentamente. E comunque, non costituisce la base della religione cattolica, che si fonda precipuamente sul Nuovo Testamento.
        E di nuovo, mi rifaccio ai paradossi appena accennati nel precedente commento. Se prendi il vecchio testamento, lo prendi in toto, come fanno gli ebrei. Altrimenti non puoi spaccarmi i maroni con il “non uccidere” quando nella Bibbia sono celebrati come vittorie degli efferati assassinii.
        Ma senza entrare troppo in questioni teologiche, io credo davvero che sia molto MOLTO opportuno parlare di stupri violenze e botte. Più che opportuno.

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      2. E scoprendo che il dubbio è assai più interessante della certezza, e scoprendo anche che ci vogliono belle palle, per abbracciare il dubbio. Perché trincerarsi dietro le certezze è facile e confortante.” Non potrei essere più d’accordo 🙂

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  3. Grazie per la visita, e non solo, che contraccambio con mucho gusto 😀 , anche se in forma ridotta ( causa web-donkeys in circolazione; …ma son proprio d’appertutto !!).
    Viva la sincerita, no ?? (…un po’ come in Blogterapia) 😉
    Portate bien

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